Dal quotidiano cremonese "La provincia " del 31 ottobre 2012
Enrico Mattei, il 'Cane a sei zampe'
Il 27 ottobre 1962, a Bascapè in provincia di Pavia, l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei esplose in volo: morirono tutti gli occupanti, compreso il ‘padre’ dell’Eni che più di cinquant’anni fa riuscì a puntare i riflettori di tutto il mondo su un piccolo paese della Pianura Padana: Cortemaggiore.
Uno stretto legame, quello fra l’imprenditore marchigiano e Cortemaggiore, che partì nel 1949 quando venne trovato un giacimento petrolifero. In realtà si trattava di una riserva non particolarmente rilevante rispetto al fabbisogno energetico nazionale, ma rappresentò comunque la svolta: le azioni dell’Agip, di cui il governo aveva deciso la messa in liquidazione affidata proprio al commissario Mattei, salirono a valori senza precedenti e l’Italia distrutta dalla guerra si convinse di aver trovato finalmente un motivo di riscatto.
Uno stretto legame, quello fra l’imprenditore marchigiano e Cortemaggiore, che partì nel 1949 quando venne trovato un giacimento petrolifero. In realtà si trattava di una riserva non particolarmente rilevante rispetto al fabbisogno energetico nazionale, ma rappresentò comunque la svolta: le azioni dell’Agip, di cui il governo aveva deciso la messa in liquidazione affidata proprio al commissario Mattei, salirono a valori senza precedenti e l’Italia distrutta dalla guerra si convinse di aver trovato finalmente un motivo di riscatto.
Anche il governo, di De Gasperi, consacrò Mattei e decise per la creazione di un ente che avrebbe coordinato tutte le politiche energetiche del Paese: l’Eni. Il petrolio italiano divenne presto la ‘Supercortemaggiore, potente benzina italiana’ e venne ideato l’inconfondibile marchio col cane a sei zampe. Ma il nome di Cortemaggiore salì alla ribalta anche nel 1950.
Il 3 ottobre di quell’anno si verificò un primo incidente con l’eruzione del pozzo numero 18: stava per essere attrezzato per la produzione quando, alle ore 13.45 forse a causa di una valvola guasta, con un violento rombo fuoriuscì un altissimo getto di gas e fango. «Il gas misto a gasolina e a sabbia usciva ad una pressione di circa 150 atmosfere con un sibilo assordante — raccontò uno degli operai che si recarono subito sul posto —. Tutto intorno si respirava gas e chi si avvicinava era costretto a bendarsi per evitare bruciature sulla pelle ed irritazioni agli occhi, inoltre bisognava infilarsi nelle orecchie cilindri di garza imbevuti di vaselina bianca, per sopportare il terribile rumore». A Cortemaggiore, per domare l’eruzione, arrivò dagli Stati Uniti l’esperto Miron Kenley.
Il pozzo si spense 24 giorni dopo, ma nel di cembre dello stesso anno ci fu un secondo incidente ancora più storico: si incendiò il pozzo numero 21 situato in località Bersano. «Già a 150 metri di distanza la temperatura era insopportabile— ricordò un altro veterano dell’Agip —. L’esplosione mandò in frantumi i vetri delle case della zona. Nei giorni successivi arrivarono da tutte le parti per assistere a quell’insolito spettacolo: la lingua di fuoco che contrastava con il cielo».
A Cremona fu addirittura necessario chiudere l’accesso al Torrazzo: la gente si affollava per salire e vedere dall’alto la spettacolare eruzione nel Piacentino. Kinley venne richiamato d’urgenza e il pozzo venne domato solo 67 giorni dopo. Ma quanto accaduto dimostrò ancora una volta - almondo intero - che anche l’Italia disponeva di giacimenti. La figura di Mattei continuava a diventare sempre più importante, anche a livello politico, tanto da essere considerato ‘un uomo che dava fastidio’.
La sua strategia era infatti volta a spezzare il monopolio delle cosiddette ‘sette sorelle’: voleva ristabilire nuovi rapporti tra i Paesi industrializzati e le basi partivano proprio dai giacimenti di Cortemaggiore. Secondo molti è per questa ragione che fu ucciso. Inizialmente l’incidente aereo di Bascapè venne considerato un semplice incidente, ma il caso fu riaperto negli anni ‘90 anche grazie ad alcune dichiarazioni di un ‘pentito’ di mafia, Gaetano Ianni. Secondo lui per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati ‘americani’ e Cosa nostra. A cinquant’anni dalla morte, però, ci sono ancora misteri, mezze verità e supposizioni.
Elisa Calamari
Il 3 ottobre di quell’anno si verificò un primo incidente con l’eruzione del pozzo numero 18: stava per essere attrezzato per la produzione quando, alle ore 13.45 forse a causa di una valvola guasta, con un violento rombo fuoriuscì un altissimo getto di gas e fango. «Il gas misto a gasolina e a sabbia usciva ad una pressione di circa 150 atmosfere con un sibilo assordante — raccontò uno degli operai che si recarono subito sul posto —. Tutto intorno si respirava gas e chi si avvicinava era costretto a bendarsi per evitare bruciature sulla pelle ed irritazioni agli occhi, inoltre bisognava infilarsi nelle orecchie cilindri di garza imbevuti di vaselina bianca, per sopportare il terribile rumore». A Cortemaggiore, per domare l’eruzione, arrivò dagli Stati Uniti l’esperto Miron Kenley.
Il pozzo si spense 24 giorni dopo, ma nel di cembre dello stesso anno ci fu un secondo incidente ancora più storico: si incendiò il pozzo numero 21 situato in località Bersano. «Già a 150 metri di distanza la temperatura era insopportabile— ricordò un altro veterano dell’Agip —. L’esplosione mandò in frantumi i vetri delle case della zona. Nei giorni successivi arrivarono da tutte le parti per assistere a quell’insolito spettacolo: la lingua di fuoco che contrastava con il cielo».
A Cremona fu addirittura necessario chiudere l’accesso al Torrazzo: la gente si affollava per salire e vedere dall’alto la spettacolare eruzione nel Piacentino. Kinley venne richiamato d’urgenza e il pozzo venne domato solo 67 giorni dopo. Ma quanto accaduto dimostrò ancora una volta - almondo intero - che anche l’Italia disponeva di giacimenti. La figura di Mattei continuava a diventare sempre più importante, anche a livello politico, tanto da essere considerato ‘un uomo che dava fastidio’.
La sua strategia era infatti volta a spezzare il monopolio delle cosiddette ‘sette sorelle’: voleva ristabilire nuovi rapporti tra i Paesi industrializzati e le basi partivano proprio dai giacimenti di Cortemaggiore. Secondo molti è per questa ragione che fu ucciso. Inizialmente l’incidente aereo di Bascapè venne considerato un semplice incidente, ma il caso fu riaperto negli anni ‘90 anche grazie ad alcune dichiarazioni di un ‘pentito’ di mafia, Gaetano Ianni. Secondo lui per l’eliminazione di Mattei ci fu un accordo tra non meglio identificati ‘americani’ e Cosa nostra. A cinquant’anni dalla morte, però, ci sono ancora misteri, mezze verità e supposizioni.
Elisa Calamari
La curiositàLe perforazioni ordinate da Enrico Mattei per cercare il petrolio in Val Padana furono migliaia, ma la svolta arriva il 13 giugno 1949, quando il Corriere d’informazione titola: «Scoperti in Val Padana vasti giacimenti di petrolio - Sprizza l’oro nero da una profondità di circa 1500 metri, a poche decine di chilometri da Milano - Un sopralluogo del ministro delle Finanze Vanoni - In programma la costruzione di grandi raffinerie». Nel borgo magiostrino arrivarono numerosi esperti e politici. A Cortemaggiore, invitato dallo stesso Mattei, arrivò anche il presidente del consiglio De Gasperi: era il 23 aprile 1950. Il 12 giugno di due anni dopo l’imprenditore del cane a sei zampe ricevette dal Comune piacentino la cittadinanza onoraria. Un ringraziamento per aver portato in tutto il mondo il nome di Cortemaggiore, anche attraverso il famosissimo nome della benzina: la mitica ‘Supercortemaggiore’.
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