sabato 2 giugno 2012

Soncino,12 maggio 1802

Un po' di storia su Soncino 

....................Il  terremoto del 1802.................

-La seguente notizia è stata tratta dalla testata giornalistica di " La Provincia " del 30 Agosto 1962 e la riporto testualmente con parole scritte nell'articolo ( di cui non si sa dell'autore di allora ) per quanto mi ha molto colpita il ricreare l'atmosfera terrificante e sconvolgente di quel giorno . -





 Nel secolo scorso il terremoto infuriò anche nel cremonese.
La scossa tellurica ebbe come vertici Genivolta, Bordolano, Romanengo e Soncino.
Il governo del tempo stanziò a favore delle località una somma pari 75 milioni attuali (siamo nel '68 !), ma non bastarono per le ricostruzioni .

GENIVOLTA,29 -La mattina del 12 maggio 1802, alle 10,37, le popolazioni della vasta zona avente come vertici Genivolta, Bordolano, Romanengo e Soncino vennero strappate alle loro normali occupazioni da un avvenimento insolito e pauroso: tra lampi e tuoni la terra sussultava !
In uno scenario da Apocalisse, tra muri paurosamente incrinati e boati impressionanti, tra calcinacci dissolventi in nugoli di polvere ed infidi squarci che si aprivano nel terreno , trentamila persone si riversarono nelle strade e nelle piazze dei borghi e dei paesi della zona colpita, urlando, piangendo e pregando. Un paio di minuti appresso la scossa tellurica si ripetè ed anche i meno paurosi, quelli che avevano avuto il coraggio di dominare l'orgasmo del momento per arrabattare, alla meno peggio, coperte, viveri, ed indumenti, furono costretti a lasciare le loro case ed a fuggire davanti al spaventoso fenomeno.
Da ogni località una marea impressionante di gente terrorizzata si riversò verso l'aperta campagna.
Alle ore 11.02 si ebbe la terza scossa che fu di una intensità tripla di quelle che l'avevano preceduta. I fuggiaschi, gettati a terra dal sussultare del suolo, avvertirono all'interno degli abitati lo schianto dei primi crolli.Ad aggravare la situazione, verso mezzogiorno cadde una pioggia torrenziale che investì i sinistrati con un inaudita violenza.
Un testimone oculare, il signor Giambattista Della Volta, così descrisse in una lettera alla sorella quei terrificanti momenti:
 << Abbiamo sofferto un terremoto violentissimo con nell'aria  lampi  e fuoco. Tutti evasero dalle mura, i più calandosi da quelle, per non passare sulle crollate volte dei fradici portoni. La terra si fessurò tutta e si alzò globo a globo, lasciando una densa nebbia di polvere. Il fiume Oglio si prosciugò come per incanto ed alcuni cavi si inaridirono mentre si vide da altri sbalzar fuori le acque ; si sentirono inoltre dei rumori sotterranei che assomigliavano a colpi di cannone. La popolazione intera fu allo scoperto sotto una pioggia direttissima ! >>
Affamati e gementi, coperti di fango e inzuppati di acqua, con negli occhi il terrore dell'ineluttabile e nelle membra il tremore dell'incubo, gli scampati vissero per sei giorni nella drammatica atmosfera di quella calamità.Quando infine gli elementi parvero placarsi, alcuni ardimentosi entrarono negli abitati. Al loro ritorno, le notizie sulle conseguenze del tragico avvenimento si diffusero in tutti gli accampamenti in tutti i bivacchi suscitando un disperato sbigottimento.
A Genivolta, dodici case erano franate al suolo, la chiesa era pericolante ed un'infinità di altre costruzioni presentava ferite tali da far supporre l'abbattimento. A Soncino, il campanile Della Pieve aveva perso la guglia ed era rovinosamente caduto nella piazza sottostante. A Villacampagna, il campanile si S. Bernardo si era frantumato e giaceva a pezzi sul sagrato.
Metà delle case di Gallignano erano pericolanti ed inabitabili, mentre il tempio di Santa Maria  di Villavetere si era trasformato in un mucchio di rovine. A Romanengo la chiesa parrocchiale più non esisteva ed un intero quartiere di abitazioni era franato al suolo. Danni ingenti avevano anche subito Casaletto di Sopra, Casalbutano, Ticengo, Bordolano, Melotta, Salvirola e Cumignano sul Naviglio.
Si era allora in pieno periodo napoleonico e la zona colpita dal sinistro dipendeva dalla Repubblica Cisalpina.
Tutte le località sinistrate facevano parte del Distretto XI (che aveva Crema come capoluogo ). Il Governo, resosi conto della gravità dell'accaduto, stanziò a favore degli sfortunati paesi la somma di 150 mila lire milanesi, pari a 75 milioni attuali, che non furono comunque sufficienti a riparare i danni.
Alle ingenti perdite causate ai beni immobili, si unirono poi quelli derivati dalla mancata produzione, specialmente nel campo dei bozzoli. Tutta la zona attraversò quindi un grave periodo di crisi che portò miseria e fame. Dieci anni appresso, le ferite erano state comunque risanate del pauroso avvenimento del 12 Maggio 1802 non rimane che il triste e doloroso ricordo.

Fonte dall'archivio storico della "La provincia di Cremona "


Sempre sul quotidiano "La provincia di Cremona "  il 3 dicembre 1988 viene  pubblicato questo articolo, circa 20 anni dopo (19 per l'esattezza),  dove riporto alcuni screen :







Da Wikipedia...


Terremoto di Soncino
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Terremoto di Soncino
Data
Ora
9:30
dintorni di Soncino
Intensità Mercalli
8÷9
Vittime
2
Il terremoto di Soncino fu un evento sismico avvenuto il 12 maggio 1802, con intensità pari a 8÷9 gradi della scala Mercalli[1].
Una prima scossa fu avvertita il giorno precedente, l’11 maggio verso le 18, con abbassamento del livello delle acque nei pozzi e presenza di odore di zolfo[2].
La scossa principale avvenne il giorno 12 verso le ore 9,30[3] e il suo epicentro dovrebbe essere posto nella media valle dell’Oglio nei dintorni della città di Soncino interessando una ventina di paesi.
Orzinuovi si ebbero i danni maggiori[4] con danni su 400 degli oltre 500 edifici del centro abitato. Si ebbero crolli nelle chiese di San Domenico, di San Francesco, nella Chiesa della Madonna, nell’Ospedale dei Poveri e nel convento di Santa Chiara.
A Soncino[5] si rilevarono danni alla chiesa parrocchiale, alla chiesa di San Giacomo, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il crollo di un’arcata, alla chiesa di San Bernardo, cui crollò parte del campanile. A Soncino si ebbero anche 2 morti[6] (oppure 2 feriti molto gravi[7]). Baracche di legno improvvisate accolsero la popolazione che si dedicò a pratiche devozionali e penitenziali.[8]. Danni furono rilevati anche nella frazione di Gallignano e nel comune di Ticengo.
Romanengo crollò la chiesa parrocchiale[9], tanto che venne ricostruita ex novo dopo pochi anni.
Si ebbero danni anche a Crema, con fenditure e crepe nella Cattedrale, nell’Arco del Torrazzo, nella chiesa di San Bernardino; crolli al campanile del santuario di Santa Maria delle Grazie, le cappelle della basilica di Santa Maria della Croce furono scoperchiate[10].
Una fenditura si ebbe nel territorio di Credera Rubbiano con fuoriuscita di abbondate acqua.
La scossa fu avvertita distintamente anche a LodiCremona e Brescia. Altre scosse si susseguirono fino al 24 giugno dello stesso anno.

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